29 ottobre 2006

Piattaforme e tecnologie

Dispensa


Di televisione digitale ce n'è più d'una. Perché tante sono le infrastrutture distributive possibili (cavo, satellite, etere....); e tanti i protocolli e gli standard utilizzabili. Ciascuna tecnologia ha, come è ovvio, delle predisposizioni e delle limitazioni, degli elementi di forza e dei punti deboli. E se è giusto non operare discriminazioni fra le varie tecnologie (è il celebre principio della «neutralità tecnologica»), è sciocco non considerarne le vocazioni specifiche. Diciamo di più: molti sono anche i modelli di business praticabili dalla TV digitale (free-to-air, pay, pay per view,.....); molte le scelte industriali e «politiche» di fondo (verticalità, orizzontalità, interoperabilità...) e molte, e variabili, le forme di appropriazione sociale che le diverse combinazioni degli elementi citati scatenano. Cosicché sul mercato non si confrontano tanto le tecnologie, quanto le «piattaforme», entità complesse in cui si compongono tecnologia, modelli di business, forme d'offerta e «affordances» (cioè quelle proprietà di un oggetto che indicano come farne uso, secondo la celebre definizione di James J. Gibson). Ora, nell'evoluzione delle piattaforme e nel loro competere sul campo, vi sono molte dinamiche interessanti da analizzare. Ne segnalo alcune, che mi paiono particolarmente cruciali. 1. La prima è la tensione tra le vocazioni, i limiti, e le potenzialità, che tutte le piattaforme vivono. Per competere si cerca non solo di far leva sulle proprie disposizioni elettive, ma anche di aggirare, forzare, superare i propri limiti. Ad esempio, il decoder con Hard Disk e capacità per Alta Definizione rappresenta per le piattaforme broadcast (SKY, ma anche il digitale terrestre) un modo di ampliare le proprie potenzialità d'offerta. Allo stesso modo va considerata la spinta degli operatori telefonici mobili, oggi legati per lo più all'UMTS, verso le tecnologie broadcast, DVBH su tutte (Boscariol). 2. La seconda dinamica da indagare è la tensione tra chiusura e apertura delle piattaforme. Le medesime soluzioni tecnologiche si possono incarnare in configurazioni chiuse, proprietarie e autarchiche; oppure in architetture aperte, orizzontali, interoperabili. Ad esempio, la TV over IP può essere distribuita su reti private, con standard proprietari ad un numero selezionato di utenti, dotati di un decoder specifico; oppure sul web in modalità peer-to-peer, ad uso di tutti coloro che siano dotati di pc e di connettività broadband . Oppure ancora, quando sarà rilasciato lo standard DVB-IP su decoder standard, potrà essere distribuita su tutte le reti conformi. E' evidente che nella tensione tra chiusura e apertura si giocano molte delle partite decisive per la politica industriale del sistema digitale: quella del controllo dell'accesso; quella della completa interoperabilità e interconnessione di reti e piattaforme; quella dell'affermazione di standard "open source"; quella della sicurezza e della protezione dei contenuti; quella della rimozione degli abusi di posizione dominante; ecc... 3. La terza dinamica decisiva e' la tensione tra simmetria ed a-simmetria dei processi comunicativi che le piattaforme favoriscono. Alcune piattaforme - quelle basate su tecnologie broadcast satellitare o terrestre - configurano un rapporto essenzialmente a-simmetrico tra emittenti e pubblico. Esse stanno compiendo sforzi ingenti per sfumare questo dislivello, con l'introduzione di servizi e contenuti interattivi; ma la struttura del processo comunicativo non puo' che rimanere sbilanciata. Altre piattaforme, invece, - come quelle basate su reti broadband chiuse (IPTV) - si prestano assai meglio ad un riequilibrio dei ruoli, sollecitando un consumo personale ed una forte interattività . Altre piattaforme ancora, infine - come quelle basate sull'architettura aperta del web - inducono un processo comunicativo idealmente simmetrico e paritario, in cui chi tradizionalmente era chiamato solo a guardare cio' che gli era proposto puo' finalmente non solo scegliere proattivamente un prodotto individuale e dire la sua, ma anche "pubblicare" i propri contenuti video. Tv "dall'alto" e tv "dal basso" sono i due poli estremi di questa dialettica. 4. La quarta dinamica cruciale, infine, è la tensione tra testa e coda, o, se si preferisce, tra monte e valle della filiera in merito alla gestione delle «cache», cioè dei serbatoi di immagazzinamento dei contenuti prescelti dall'utente. Tali serbatoi saranno a monte o a valle? Se saranno a monte, saranno le telco a gestirli, garantendosi una posizione di forza come intermediari nel ruolo di fornitori di contenuti e servizi a valore aggiunto. Se invece saranno a valle, saranno gli utenti individuali a gestirli. Videostations, mediacenters, video-Pod, PVR con hard disk.... la memoria sarà distribuita nelle case e gli utenti la alimenteranno accedendo direttamente ai repository dei content providers o all'offerta organizzata dai packagers. Le telco in questo scenario potrebbero restare dei puri «facchini di bit». L'esito di questa tensione ha impatto ovviamente sull'architettura dei nuovi sistemi di TV digitale: a seconda di dove saranno l'intelligenza, la memoria, il valore aggiunto del processo, prevarranno gli uni o gli altri attori della filiera. I contributi di questa seconda sezione illustrano bene come gli ambiti chiave della TV digitale (la TV satellitare, la TV terrestre, la mobile TV, e 1'IPTV) siano attraversati da queste quattro dinamiche.