31 ottobre 2006

Fruizione

Dispensa


Lo abbiamo già detto più volte: se c'è una parola che racchiude lo spirito dell'innovazione digitale che è alle porte, questa è personalizzazione. Personalizzazione, anzitutto, delle scelte e delle forme di consumo: - C'è una grande offerta di canali per tutti i gusti (il multichannel) e vasti repertori di contenuti sempre disponibili (gli archivi on demand). - C'è l'ausilio di guide al consumo (EPG) e di motori evoluti di ricerca che mi consentono di trovare facilmente quello che voglio o che, addirittura, mi propongono ciò che verosimilmente desidero. - C'è una vasta offerta di terminali e devices portatili (Pod, Videofonini, Palmari...) che mi permettono di accedere al contenuto in qualsiasi momento. - C'è una crescente disponibilità di cache domestiche (PVR, Videostation, Mediacenter....), anche individuali (Pod, Handset con memory stick, PC, ....), per memorizzare ciò che mi interessa e poterlo poi vedere dove e quando voglio. Personalizzazione vuol dire anche possibilità di interloquire individualmente con il contenuto (enhancement) o di interagire, attraverso il contenuto, con altri consumatori (chatting, gaming,...) o con altri soggetti, fornitori di servizi. In tutti i casi, la modalità "push" che dominava le forme d'offerta e consumo della TV tradizionale sembra andare in crisi, a vantaggio della modalità "pull" che è senza dubbio la preferita dagli utenti della rete, e che potrebbe imporsi, secondo alcuni, anche come logica dominante nella prossima stagione della TV digitale. Compimento e paradossale esito della personalizzazione delle scelte e delle forme di consumo è la trasformazione dello spettatore da puro fruitore, per quanto selettivo e interattivo, ad autore. Nel nuovo mondo digitale, infatti -e specie in quello della rete - personalizzazione significa anche possibilità di pubblicare qualcosa di personale: un pensiero, un messaggio, o un filmato, un diario. Pubblicare non è solo editare; è anche e principalmente condividere, ciò creare le condizioni per un contatto, uno scambio. Forse anche una relazione. L'immagine digitale può essere spedita da un telefonino all'altro; può essere inviata in rete o depositata in un sito perché gli altri vadano poi a vederla. Essa non è solo, dunque, uri immagine (magari più bella o più economica di quella analogica); è anche, e soprattutto, un potenziale oggetto di scambio. Questa è una delle rivoluzioni, ancora largamente inespresse, che la tecnologia digitale sta portando nel mondo dei contenuti audiovisivi, di informazione e di intrattenimento. I videoportali alimentati da sterminate community di consumatori/produttori di contenuti sono un'interessante ambiente di studio di ciò che potrebbe diventare, almeno in parte, la TV di domani. Evidentemente, questo è un passaggio delicato, che mette in gioco dinamiche profonde. La TV di oggi, infatti, si basa ancora in larga misura su una adesione eminentemente "proiettiva", in cui viviamo ciò che ci viene proposto come se quelli fossero i nostri mondi, partecipando dunque in modo vicario (l'allineamento proiettivo scatta nei confronti dei personaggi della fiction, ma anche verso i concorrenti di un quiz, verso i partecipanti ad un reality, verso i protagonisti di un fatto di cronaca,.......). La "Tv dal basso", come è già stata battezzata, comporta invece una partecipazione "pro-attiva", non mediata, diretta. E' un'esperienza non più proiettiva e vicaria, ma effettiva ("Questo sono io, davvero. Parliamone"), che comporta una continua inversione di ruoli tra chi comunica e chi riceve. Dal contenuto rigorosamente "etero" (etero-prodotto, etero-consumato) della televisione degli anni '50, '60 e '70, si era passati progressivamente ad un contenuto più ambiguamente "omo" (la neo-TV degli anni 'S0, '90 e oltre si fonda sull'essere "come te e con te", sull'irruzione della quotidianità nella TV e della TV nella quotidianità, sulla ferializzazione di storie, eroi e linguaggi, e sul ruolo del conduttore come mediatore, primus inter pares). Adesso, l'evoluzione sembra portare verso il contenuto "auto": auto-compilato (la personalizzazione delle scelte e delle forme di accesso); autoconsumato (l'individualizzazione delle occasioni e dei modi di visione) e anche autoprodotto (la messa in rete di un pezzo di sé o di un proprio alter-ego). Una deriva dagli esiti davvero imprevedibili.

2 Comments:

Blogger Ilario82 said...

Se Alberto è d'accordo, mi permetto di segnalare la sua tesi "Reporter diffuso"
(http://digilander.libero.it/l.albatros), che svolge molti dei temi trattati in questo articolo.

12:55 AM  
Blogger esgarrodue said...

Abbiamo oggi sotto la sfavillante veste digitale di scintillante tessuto binario, la possibilità di clonarci, clonarci tutti. Quali provette, che D.N.A., la possibilità di rinascità e di immortalità ci è data non da laboratori ma da videoportali.

11:52 PM  

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