13 marzo 2007

Scheda fenomeni politici prof. Fara

IL “GORGIA” DI PLATONE

Il Gorgia di Platone è un testo scritto in forma di dialogo ambientato intorno alla fine del V secolo a.C. Protagonisti del dibattito sono da una parte Gorgia, Polo e Callicle , che rappresentano la retorica e tentano invano di giustificare la loro “arte”, dall’altra Socrate e l’amico Cherofonte che difendono con determinazione la filosofia. Superficiale sarebbe considerare il Gorgia uno scritto che contrappone semplicemente la retorica - considerata manipolazione della realtà e dunque pura apparenza e inganno - alla filosofia, unica scienza in grado di salvare la politica ateniese dalla catastrofe. Il dialogo scritto da Platone rappresenta infatti la base di quella costruzione dell’ottimo Stato che sarà presentata in maniera più precisa nella Repubblica: tema di fondo è infatti la “giusta” politica ovvero la visione della politica in dimensione filosofica.
Bene e male, giustizia e ingiustizia, vera e falsa politica, felicità e infelicità sono tutti argomenti affrontati in chiave nuova, rivoluzionaria rispetto al periodo in cui vengono esposte da Platone.
L’epoca dei grandi uomini politici ateniesi era passata e Platone non si tira in dietro nell’esprimere la sua critica al sistema ormai estraneo alla concezione di giustizia che dovrebbe governare ogni azione umana, a maggior ragione quella dei politici, e lo fa attraverso la bocca di Socrate che al termine del dibattito dice: “io credo di essere tra quei pochi ateniesi, per non dire il solo, che tenti la vera arte politica, e il solo tra i contemporanei che la eserciti”.
Giustizia e ingiustizia sono termini che ricorrono costantemente nel dialogo: Platone vuole dimostrare l’assurdità di una vita individuale e politica che pretenda di fare a meno della giustizia. L’ingiustizia viene considerata il peggiore dei mali tanto che viene affermato che rendersi colpevoli di ingiustizie sia peggio che subirne, inoltre scontare la pena aiuta a liberarsi dall’ingiustizia commessa.
C’è una sostanziale differenza tra la concezione politica di Platone e quella dell’uomo di oggi che può essere sintetizzata nell’opposizione tra l’idealismo politico platonico e il realismo politico contemporaneo. La concezione politica di Platone, e in sostanza la concezione greca dello Stato, è una visione che vede la legge dello stato come fonte di ogni norma di vita e dunque la sovranità interviene in ogni ambito della vita pubblica e privata. La nostra concezione politica al contrario non pretende di avere per sé tutto l’individuo perché ci sono spazi privati del cittadino in cui lo Stato non ha diritto ad intervenire.
Ci sono dunque delle differenze ma nonostante queste le questioni affrontate nel Gorgia sembrano essere di estrema attualità: prima fra tutte la concezione di giustizia. Platone afferma infatti che il vero politico persegue il bene muovendosi nell’ottica del giusto e il suo compito principale è migliorare il cittadino e insegnare a tutta la cittadinanza a vivere secondo giustizia. Un insegnamento che forse oggi sarebbe davvero utile. Inoltre anche la critica che viene fatta ai politici ateniesi può essere attualizzata considerato il fatto che oggi, come ieri, la classe politica utilizza gli strumenti della retorica per convincere i propri elettori che le azioni poste in essere siano le più corrette possibili. Una forma di persuasione diventata ancora più potente grazie ai mass media che permettono alla classe dirigente di raggiungere più persone in momenti diversi.

Marta Nicoletti